«Le città sono le prime entità che dovranno lavorare per ricostruire il futuro del Paese. E, in prima linea, ci saranno le aree metropolitane». Si è aperto con le parole di Gianni Dominici, Direttore generale FPA – società del gruppo Digital360 la cui attività ruota intorno all’annuale Manifestazione FORUM PA – il dibattito virtuale dal titolo “#bettercity, la crisi come transizione. Come la pandemia sta cambiando le nostre le città”.
Un evento annuale di informazione e comunicazione fortemente voluto dal PON Metro per informare il cittadino circa l’andamento del Programma e dei suoi interventi, che quest’anno è voluto essere un’opportunità per condividere le esperienze delle città, anche a livello europeo, per affrontare la crisi pandemica guardando al futuro, verso la programmazione 2021-2027, e le sfide che le città stanno già affrontando per una crescita più sostenibile.
Le azioni delle città e la cooperazione metropolitana durante il lockdown si sono rivelate strumenti utili per rispondere alla crisi e il PON Metro si è posto come programma a supporto di una riorganizzazione della mobilità e dei servizi pubblici e dello spazio ad uso sociale, come hanno dimostrato, servendosi di dati e numeri, i video proiettati all’apertura del dibattito e commentati da Dominici, che nel corso della conversazione ha condotto gli ospiti verso un confronto sulle rispettive visioni, sul contesto di sviluppo del Paese, sulla capacità di resilienza e gli interventi sostenibili, sulla ricostruzione economica delle città e la creazione di nuove opportunità per le comunità urbane.
Partendo dalle grandi sfide dell’Agenda 2030 e riflettendo sull’attuale punto in cui si trova il programma, Giorgio Martini, Agenzia per la Coesione Territoriale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Autorità di Gestione PON Città Metropolitane 2014-2020, traccia quattro importanti punti del programma.
«Il tema della digitalizzazione dei servizi della pubblica amministrazione è stato un asso importante del programma, che ha fatto da supporto a interventi di inclusione sociale e mobilità. In tempi di Covid, poi, abbiamo lavorato sulle piattaforme a sostegno delle emergenze e per favorire il distanziamento». Altro pilastro è quello che riguarda la mobilità sostenibile, oggi più che mai fondamentale. «Finanziare percorsi pedonali, aree pedonali e servizi di sharing ha portato risultati come autobus ecologici, un alto numero di biciclette acquistate dagli utenti o messe a disposizione per il bike sharing, centrali della mobilità, con l’obiettivo portare le città verso l’emissione zero. Il terzo elemento da prendere in considerazione – ha continuato Martini – è quello dell’efficienza energetica, che permette la riqualificazione di aree e quartieri dando una risposta anche dal punto di vista della sicurezza stradale, soprattutto nelle zone periferiche. Ultimo obiettivo, quello dell’inclusione sociale. Le città hanno lavorato su servizi e infrastrutture, seguendo un modello di intervento specifico che ha portato al recupero di 531 alloggi e alla digitalizzazione del terzo settore».
Martini, è intervenuto successivamente anche sulla programmazione 2021/2027: «Il modello della partecipazione dei cittadini alla costruzione dei progetti del PON Metro è uno dei punti di forza. La sperimentazione del PON Metro è ormai consolidata e vogliamo rilanciare nella prossima programmazione questa esperienza rafforzata, mettendo a disposizione know-how e creando reti sul territorio. Vorremmo accogliere le opportunità offerte da cultura e turismo, leve di crescita delle città e dei quartieri disagiati. Ma anche temi come green ed economia circolare saranno centrali nel prossimo futuro».
Importanti le esperienze di successo e le trasformazioni urbane raccontate dai rappresentanti di città straniere, commentate da Daniela Patti, architetto specializzato in rigenerazione urbana e Co-founder e director della società di consulenza Eutropian.
Si parte dall’esempio di The Hague, lo sviluppo locale partecipativo a Scheveningen, che ha utilizzato il metodo CLLD per interventi strutturali, e dall’Aia ci si sposta a Lisbona, dove il comune ha lavorato su un programma che mette al centro aree povere su cui investire con il coinvolgimento diretto delle comunità locali. Il terzo intervento arriva da Lille, in Francia, che ha messo in atto un programma per combattere la povertà sviluppando progetti di sviluppo economico in aree svantaggiate. Cosa possiamo portare in Europa di queste esperienze internazionali? «Possiamo usare le risorse europee come volano per creare un’infrastruttura che vada ad attutire la crisi della pandemia – ha risposto Daniela Patti. Queste risorse saranno un’opportunità per far crescere ulteriormente le grandi aziende o vogliamo che crescano le aziende locali? Dobbiamo ragionare seguendo le esigenze reali degli attori del territorio e integrare questi processi partecipativi all’interno del PON Metro».
Ha parlato di politica nazionale e ruolo delle infrastrutture a supporto delle città del Sud Luca Bianchi, Direttore Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno). «Il Mezzogiorno è l’area delle opportunità, spesso non colte. Bisogna partire con una buona dose di realismo tenendo in considerazione come la crisi abbia spaccato il territorio e che le grandi città urbane sono le aree in cui si evidenzia maggiormente la crisi sociale. Da ammirare la flessibilità con cui PON Metro ha inciso su bisogni nuovi nati con il Covid. Spesso si cerca di costruire consenso attorno a queste politiche di fondi europei e per raggiungere una certa efficacia dobbiamo dimostrare che queste iniziative servono nel concreto».
«Siamo nel pieno di una crisi non solo economica ma anche urbana», ha detto Paolo Testa, Capo ufficio studi e ricerche e Responsabile dell’Osservatorio Nazionale Smart City dell’Anci, parlando di minacce e nuove opportunità relative alle città. «Il 2020 avrà numeri drammatici, con un calo dell’economia urbana e dell’export. Ma dobbiamo ripartire, cominciando da una maggiore conoscenza del territorio, cercando di migliorare l’uso delle infrastrutture che si stanno riorganizzando, attraverso il ridisegno degli spazi pubblici, il commercio di prossimità, un nuovo tipo di accoglienza, la digitalizzazione».
Quali prospettive per le strategie urbane di sviluppo sostenibile nell’ambito delle priorità del green deal europeo è stato l’intervento di Willebrord Sluijters, Dg Regio. «A livello europeo abbiamo in cantiere in primis la react, che ancora si muove in risposta alla pandemia ma che vuole anche costruire una politica di coesione. Ma anche riforme e uno stanziamento finanziario importante per azioni ambientali, interventi energetici, risorse sostenibili. Abbiamo accolto il PON Metro 2014/2020 perché ci ha dato la possibilità di sperimentare nuove azioni integrate per la politica urbana e promuovere uno scambio di esperienze tra diverse realtà».
Quale scenario possibile, dunque, dopo il Coronavirus?
Daniela Patti suggerisce ottimisticamente di puntare sui finanziamenti destinati allo sviluppo economico, mentre Luca Bianchi chiede un cambiamento alle città dopo la pandemia, specialmente parlando di mobilità sostenibile e servizi sociali, ma anche rendendo attrattivo il Mezzogiorno.
Paolo Testa parla di opportunità, di risorse che nei prossimi tre anni possono essere utilizzate dal nostro Paese, che deve essere ben infra-strutturato e deve prevedere percorsi formativi di rafforzamento delle competenze per costruire reti territoriali e semplificare il lavoro delle pubbliche amministrazioni.
Per Willebrord Sluijters, invece, certi aspetti della pandemia devono rimanere permanenti, come quelli legati alla mobilità di persone e merci. Giorgio Martini focalizza l’attenzione su due ambiti: ambientale e green da una parte, che possono portare ricchezza, sviluppo economico e benessere nella vita dei cittadini, e la capacità amministrativa che necessita di riqualificare il personale e rimettere in moto percorsi di organizzazione integrata.
La conclusione del dibattito è affidata a Massimo Sabatini, Direttore Generale dell’Agenzia per la Coesione territoriale. «Dentro al PON Metro c’è un microcosmo che replica le questioni chiave che dobbiamo affrontare su medio e lungo termine. Dobbiamo saper tradurre in azione le risorse a disposizione e l’Agenzia sarà facilitatore di dialogo, arricchendo l’offerta e rendendo più mirata l’azione. Tutto questo funziona se ogni strumento e ogni soggetto è complementare all’altro e lavora per un obiettivo condiviso».